- L'archivio contiene 2 lettere di Giorgio Paglia
PRESENTAZIONE
Di anni 22. Nato il 9 marzo 1922 a Bologna. Residente a Nese (fraz. di Alzano Lombardo, BG). Studente iscritto al 4º anno di Ingegneria al Politecnico di Milano. Chiamato alle armi, è arruolato come Allievo ufficiale, in servizio Cerveteri (Roma). Dopo l’8 settembre partecipa attivamente alla difesa della Capitale contro l’avanzata delle truppe tedesche. Sfuggito alla cattura, ritorna nel nord-Italia e si unisce alla 53ª Brigata Garibaldi "13 Martiri della Lovere", dislocata nel Bergamasco. Posto a capo di una piccola squadra, con essa prende parte a tutti i più importanti scontri con le forze nemiche della zona. Il 17 novembre 1944 però il gruppo è sorpreso alla Malga Lunga (sul Monte di Sovere) dai reparti della legione fascista Tagliamento. Nello scontro a fuoco che segue, i partigiani hanno la peggio ed i pochi sopravvissuti alla battaglia vengono catturati. Due di loro, il russo Starich e l’italiano Zeduri (entrambi feriti durante il combattimento), vengono giustiziati immediatamente. Gli altri vengono trasportati a Lovere e processati dal Tribunale speciale della Tagliamento il 19 novembre. Andrea Caslini, Guido Galimberti, i russi Semion Kopcenko, Alexsander Nogin e Ilarion Eranov vengono condannati a morte. Giorgio Paglia invece è graziato, poiché figlio di un militare caduto in Etiopia e decorato della medaglia d’oro al valore. Egli tuttavia rifiuta il privilegio concessogli e sceglie di condividere il medesimo destino dei suoi uomini. Due giorni dopo, 21 novembre 1944, i 6 detenuti vengono condotti al Cimitero di Costa Volpino e fucilati da un plotone d’esecuzione composto da militi della stessa legione Tagliamento.
Alla memoria di Giorgio Paglia è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare, con la seguente motivazione: "Valoroso ufficiale partigiano durante un violento scontro contro preponderanti forze fasciste, dopo strenua resistenza veniva sopraffatto e catturato con pochi superstiti dei suoi eroici partigiani, ormai stremati di forze e privi di munizioni. Per non esporre i propri compagni alla rappresaglia nemica, neppure tentava la possibilità di fuga offertagli da un audace contrattacco di altri partigiani accorsi per salvarlo. Condannato a morte sdegnosamente rifiutava la grazia della vita concessa a lui solo, perché figlio di eroico decorato di medaglia d’oro al valor militare e, in un sublime impeto di fraterno amore, dichiarava di voler seguire la sorte dei suoi compagni e chiedeva di essere fucilato per primo. All’atto dell’esecuzione bollava i suoi carnefici con roventi parole e orgogliosamente si dichiarava reo della più nobile delle colpe: di amare la Patria. Fulgido esempio di incomparabile spirito di sacrificio e di altruismo. Costa Volpino (Bergamo), 21 novembre 1944". La data del decreto è in corso di verifica.
Dopo la liberazione il Politecnico di Milano gli ha conferito la laurea "ad honorem" in Ingengeria. Il rifugio della Malga Lunga invece è diventato Museo della Resistenza.