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Mario Capelli



PRESENTAZIONE

L’immagine riproduce un primo piano di Mario Capelli. Di anni 23, lucidatore di mobili. Nato a Rimini il 21 aprile 1921, qui residente, secondo di tre figli, celibe, è stato riconosciuto partigiano della 29ª Brigata GAP «Gastone Sozzi» con ciclo operativo dal 11 novembre 1943 al 16 agosto 1944. Entrato da subito nelle fila partigiane dopo l’8 settembre 1943, fu dapprima operativo nella zona di San Leo fino per poi inserirsi, una volta rientrato a Rimini, nel 2º distaccamento del battaglione di Rimini della 29ª Brigata GAP. Il 13 agosto 1944 decise, insieme agli altri gappisti del suo distaccamento (Cristoforo Greppi, Sergio Giorgi, Alfredo Cecchetti, Gino Amati, Adelio Pagliarani e Luigi Nicolò) la cui base era situata nella caserma di via Ducale, di incendiare una seconda trebbiatrice dopo un analogo sabotaggio riuscito il giorno precedente. Prima di partire i giovani decisero di scattarsi alcune fotografie. Il rullino fu affidato a Giorgi che insieme ad Amati e Cappelli si avviarono verso l’entroterra in bicicletta. Lungo la strada si dovettero fermare a Spadarolo poiché Giorgi aveva un’infezione al piede che avrebbe potuto pregiudicare l’azione. Stabilirono di passare la notte presso la casa di Greppi dove era stato approntato un nascondiglio sicuro. Nel frattempo la trebbiatrice fu incendiata dagli altri gappisti insieme a un certo Leo Celli che fu riconosciuto dal proprietario della macchina. Denunciato, Celli fu arrestato dai tedeschi e indotto a confessare l’identità dei suoi compagni. Fu fatto il nome di Cecchetti e l’indirizzo della base partigiana. Alle ore 17.30 del 14 agosto la base fu accerchiata da fascisti e nazisti. Si trovavano al suo interno Pagliarani, Nicolò e Capelli che nel frattempo era rientrato in città. I tre gappisti furono arrestati e nella notte furono condotti nella sede del Comando tedesco di polizia IC (Ufficio politico) per essere interrogati. Nonostante le torture i tre giovani non misero a repentaglio i loro compagni di lotta. La mattina del 15 agosto si riunì la Corte marziale, presieduta dall’oberstleutnant Christiani, del 303º reggimento della 162º divisione di fanteria turkmena comandata dal generale Ralph von Heygendorff. I tre furono condannati a morte per impiccagione sulla pubblica piazza, l’esecuzione doveva essere eseguita entro 24 ore. Trascorsero la notte nel convento delle Grazie sul Covignano dove era stato trasferito il comando dei carabinieri. Ebbero modo di scrivere gli ultimi messaggi ai famigliari e di consegnarli al sacerdote Giovanni Callisto di Vecciano che aveva ottenuto il permesso di incontrarli prima dell’esecuzione. Nell’avviso pubblico, affisso il 16 agosto 1944, firmato dal Commissario straordinario Ughi si legge che i tre giovani furono accusati di «ammassamento clandestino di armi e munizioni a fine terroristico e di reati di sabotaggio e attentati contro cose e persone» e che la loro impiccagione pubblica doveva servire da «esempio e di remora a chiunque».

Autore della presentazione: Enrica Cavina

DATI ANAGRAFICI

Età 23 anni
Genere Maschio
Stato civileCelibe
Data di nascita 21/4/1921
Luogo di nascita Rimini
Residenza Rimini

Data di morte: 16/8/1944
Luogo di morte: Piazza Giulio Cesare, ora Tre Martiri
Comune di morte: Rimini
Regione di morte:Emilia Romagna

Categoria professionaleOperai
Professione Lucidatore di mobili

Appartenenza politicaComunista

ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Tipologia del condannato:Partigiano
Prima formazione nella Resistenza: 11/11/1943 - 16/08/1944
Tipo di reparto: Distaccamento
Nome del reparto: Distaccamento 2º, Btg. di Rimini della 29ª Brg. GAP
Condizione al momento della morte: Combattente
Agente della condanna: Sentenza di un tribunale. Tribunale Corte marziale, presieduta dall’oberstleutnant Christiani, del 303° reggimento della 162° divisione di fanteria turkmena comandata dal generale Ralph von Heygendorff - Sentenza emessa in data 15/8/1944.
Esecuzione:Nazista
Circostanza della morte: Eccidio
Descrizione della circostanza della morte: La sera del 12 agosto, insieme a Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani, incendiò una trebbiatrice al fine di impedire la trebbiatura del grano e il suo invio in Germania. Rifugiatisi, nei giorni successivi, in uno dei loro covi, presso la vecchia caserma di Via Ducale a Rimini, in seguito a una delazione, furono sorpresi e catturati da un gruppo di fascisti e tedeschi il 14 agosto.
Causa della morte: Impiccagione
Modalità dell'esecuzione Dopo la cattura, avvenuta il 14 agosto, Mario Capelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani furono torturati e impiccati all’alba del 16 agosto 1944 nella centralissima Piazza Giulio Cesare a Rimini, poi intitolata ai Tre Martiri.
Collegamenti:Eccidio di Piazza Giulio Cesare, ora Tre Martiri, comune di Rimini (Rimini). 16/8/1944
Visualizzazione ingrandita della mappa
Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere: Luigi Nicolò | Adelio Pagliarani |

BIBLIOGRAFIA

  • Amedeo Montemaggi 16 agosto 1944: tre martiri, Rimini, CID, linea gotica - Comune di Rimini - A.N.P.I., 1994

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

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Lettera a genitori, scritta in data 16-08-1944
Stato del documento: copia



Collocazione bibliografica:
Amedeo Montemaggi, 16 agosto 1944: tre martiri, Rimini, CID - linea gotica, Comune di Rimini, A.N.P.I., 1994, p. 59.

Note al documento:
Pur mancando data e luogo di scrittura della lettera, è facile supporre che sia avvenuta a Rimini il 16 agosto 1944, giorno dell'esecuzione di Mario Capelli.

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