25 aprile, lettere dei partigiani condannati a morte: un film-documentario di Pasquale Pozzessere

locandina documentario PozzessereTrasmesso in anteprima al cinema Eden di Roma la sera del 23 aprile 2014 e rilanciato sul sito de “Il Fatto quotidiano” nei due giorni successivi, il documentario “25 aprile, lettere dei partigiani condannati a morte” (nella foto a sinistra la locandina) è stato girato dal regista Pasquale Pozzessere con un ampio utilizzo delle fonti e dei documenti contenuti nella banca dati “Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana”.

Prodotta da BiancaFilm, la pellicola è al tempo stesso un film ed un progetto culturale, predisposto per essere diffuso attraverso il circuito scolastico, universitario ed il web, affinché non si dimentichino i molti oppositori al nazifascismo – per lo più giovanissimi – che vennero giustiziati tra il 1943 e il 1945. Ogni lettera è interpretata da un attore (più in basso, le interpretazioni di Claudio Amendola, Edoardo Leo e Riccardo Scamarcio) ed è preceduta dalla biografia del loro autore affidata agli studenti del Liceo Statale Virgilio di Roma.

 

Gli attori e le lettere pubblicate sul sito de “Il Fatto quotidiano”:

Claudio Amendola legge l'ultimo messaggio di Sabato Martelli Castaldi

Edoardo Leo legge l'ultimo messaggio di Salvatore Petronari

Riccardo Scamarcio legge l'ultimo messaggio di Franco Balbis

Tra un’ora la nostra sorte

In libreria il volume edito da Carocci, basato sulla banca dati “Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana”

Tra un’ora la nostra sorte
Sergio Bozzola

Tra un’ora la nostra sorte

Le lettere dei condannati a morte e dei deportati della Resistenza

EDIZIONE: 2013

COLLANA: Lingue e Letterature Carocci (155)

ISBN: 9788843069156

 

Dal sito di Carocci editore:
A settant’anni dall’8 settembre, viene proposta una rilettura delle Ultime lettere dei condannati a morte e dei deportati della Resistenza. Lo studio prende in esame le forme della scrittura, ovvero gli aspetti materiali e formali delle lettere: dai supporti (brandelli di carta, il muro della cella ecc.), alla mise en page (spazi bianchi, scritture fuori testo, uso del maiuscolo), ai fenomeni più generali di ordine retorico, testuale e tematico (fra di essi: la funzione evocativa dei nomi propri, lo stile spezzato, la ripetizione). Ne sono così portati in luce aspetti espressivi ad oggi inesplorati, a causa del taglio esclusivamente tematico degli studi sinora dedicati a questi documenti. L’accuratezza formale e visiva con cui sono spesso scritte le ultime lettere è interpretabile come caparbia asserzione di dignità in un contesto che la nega in radice; quella attenzione alla forma diviene il segno di appartenenza ad una comunità civile ed estrema resistenza della persona nella prossimità del suo annullamento. Le lettere, in quanto “scritture ultime”, restituiscono così ai destinatari un’idea di resistenza come che sia, di reazione all’offesa e rappresentano quasi un’immagine controfattuale della stessa persona fisica del condannato, specie se deturpata dalle torture e dalle miserabili condizioni della detenzione.