- L'archivio contiene 1 lettera di Pietro Benedetti
PRESENTAZIONE
Di anni 41. Nato il 29 giugno 1902 ad Atessa (Chieti). Sposato, quattro figli. Di professione Ebanista. Iscritto al movimento della Gioventù socialista fino al 1921 quando fonda, assieme ad altri compaesani, il Partito comunista di Atessa, divenendo poi il segretario della sezione giovanile. Nel dicembre del 1925 parte per Lione, in Francia, per partecipare al III Congresso del PCI in qualità di delegato per la regione Abruzzo. Al confine italo-francese però viene arrestato perché trovato in possesso di un passaporto falso. Trascorre in cella i successivi 3 mesi, ma a marzo del 1926 è scarcerato. Divenuto segretario della federazione comunista di Chieti, nel 1932 è fermato per la seconda volta. Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato lo condanna alla pena detentiva, ma grazie all’amnistia viene scarcerato poco dopo il processo. Nel 1933 lascia la provincia di Chieti e si trasferisce a Roma. Dopo l’armistizio entra nelle fila del movimento partigiano, ed è nominato commissario politico della 1ª zona della città (comprendente i quartieri di Prati e Monte Mario). Il suo laboratorio di via Properzio diventa presto luogo di ritrovo e di riunione, nonché importante crocevia nell’opera di diffusione della stampa clandestina. Il 28 dicembre 1943 la squadra politica della Questura di Roma irrompe nell’officina, scoprendo all’interno un deposito d’armi. Benedetti è immediatamente arrestato, ed incarcerato a Regina Coeli; quindi è trasferito nelle prigioni di Via Tasso. Il 29 febbraio 1944 il Tribunale militare di guerra tedesco lo condanna a 15 anni di reclusione, ma il 1º aprile, nel corso di un ulteriore processo, la sentenza è commutata nella pena di morte. Dalla sua cella Benedetti spera invano in una grazia, come scriverà in una lettera alla moglie datata 20 aprile (pubblicata sul database). Il 29 aprile 1944 infatti è condotto a Forte Bravetta e fucilato da un plotone composto da militi della PAI (Polizia Africa italiana). Inizialmente si riteneva che assieme a lui fossero stati giustiziati Antonio Addario, Michele Addario e Menotti Cacchioni. Ulteriori indagini hanno invece chiarito che Benedetti venne ucciso da solo, mentre le circostanze della morte degli altri tre appaiono più indeterminate, benché tutti e tre i nominativi appaiano sul monumento in ricordo delle vittime a Forte Bravetta. I fratelli Addario trovano la morte tra il 28 aprile e il 2 maggio, in circostanze ancora non chiarite, dopo essere stati catturati a ponte di Nona il 26 aprile. In base alle modalità di sepoltura (non immediata, come invece è accaduto per le altre vittime) si può escludere che la loro eventuale esecuzione sia avvenuta al Forte. La questione legata al nominativo di Menotti Cacchioni è invece ancora più peculiare, perché pare che esso sia in effetti la crasi tra quelli di Vicenzo Cacchioni e di Menotti Morganti, caduti sotto i proiettili sparati dai tedeschi durante gli scontri di ponte di Nona, quando i fratelli Addario vengono arrestati.