70 anni fa: i membri del CMRP fucilati al Martinetto

5/4/1944: strage al Poligono di tiro del Martinetto, comune di Torino.
Nei giorni 2 e 3 aprile 1944, il Tribunale speciale per la difesa dello Stato processa e condanna a morte i membri del Comando militare regionale piemontese (CMRP), catturati il 31 marzo durante una riunione clandestina nella sacrestia della chiesa di San Giovanni, a Torino. Il giorno 5 aprile Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti vengono portati al poligono di tiro del Martinetto e fucilati da un plotone di militi della GNR.

 

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Condannati appartenenti a questo gruppo:

70 anni fa: strage di Via Morghen, a Torino

2/4/1944: strage di Via Morghen 34, comune di Torino . 
Il 31 marzo 1944 Ather Capelli, giornalista e direttore dell’Illustrazione del popolo, viene ucciso dinanzi alla sua abitazione (al civico 33 di via Morghen, a Torino) da una squadra Gap (Gruppi di azione patriottica) guidata dal partigiano Giovanni Pesce. Due giorni dopo, il 2 aprile, Domenico Binelli, Angelico Caligaris, Domenico Cane, Ferdinando Conti e Giuseppe Igonetti sono prelevati dalle carceri cittadine e fucilati per rappresaglia in Via Morghen 34, esattamente di fronte alla casa di Capelli.

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 Condannati appartenenti a questo gruppo:

70 anni fa: strage di Pian del Lot

2/4/1944: strage di Pian del Lot, comune di Torino. 
La sera del 30 marzo 1944, sul ponte Umberto I a Torino, il caporale della contraerea tedesca Walther Wohlfahrt viene ucciso in un imboscata partigiana. Tre giorni dopo, la mattina del 2 aprile, i nazisti prelevano dalle Carceri Nuove del capoluogo piemontese 27 giovani detenuti rastrellati qualche settimana prima in città e nelle valli vicine, e li conducono fino a Pian del Lot, nei pressi del colle della Maddalena. Qui, non lontano dalla postazione antiaerea dove presumibilmente prestava servizio l’ufficiale della Wermacht assassinato, gli sfortunati prigionieri vengono raggruppati e fucilati quattro alla volta. I loro corpi vengono poi gettati in una fossa comune e ricoperti con la terra, malgrado alcuni di loro, stando al racconto di un testimone, non siano ancora morti. Questi i nomi delle vittime finora riconosciute: Mario Bavoso, Matteo Basso, Natale Bruno, Aldo Antonio Capatti, Luciano Castagno, Giuseppe Cumiano, Antonio Ferrarese, Matteo Fornero, Aldo Matteo Gagnor, Carlo Gianotti, Sergio Maina, Quirino Mascia, Bruno Negrini, Giuseppe Negro, Remo Pagano, Luigi Parussa, Carlo Perotti, Andrea Piola, Walter Rossi, Ugo Salvitto, Ernesto Orazio Speranza.

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 Condannati appartenenti a questo gruppo:

Lettera autografa di Antonio Brancati

Ultima lettera di Antonio Brancati: prima facciata

Ultima lettera di Antonio Brancati: prima facciata

In occasione del 70° anniversario della strage di Maiano Lavacchio (Grosseto), Salvatore Brancati – nipote di Antonio Brancati, una delle vittime dell’eccidio – ci ha gentilmente inviato una nuova foto dello zio, nonché una scansione della sua ultima lettera autografa. Il documento era precedentemente pubblicato sottoforma di trascrizione a macchina, tratta dal Fondo Malvezzi Piero – Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea (conservato presso l’archivio INSMLI).

Lo stesso Salvatore Brancati riferisce che: ”La lettera ci pervenne tramite il commissario di P.S. Sebastiano Scalone, collega e conoscente di mio nonno Giovanni, maresciallo di P.S. e papà di zio Antonio. Il comm. Scalone fu, purtroppo, uno degli autori della strage e fu in seguito condannato. Ebbe consegnata la lettera da mio zio, pochi momenti prima della fucilazione, e non so come ce la fece avere.”