- Didascalia: L’immagine riproduce la trascrizione a macchina della lettera di Giovanni Mecca Ferroglia ad un anonimo amico e compagno di lotta.Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
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Proprietà della foto: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Ferruccio Parri
Collocazione archivistica: Fondo Malvezzi Piero Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b. 6 fasc. 12 - Testo dell'immagine:
Dal Carcere, Torino 7.10.1944
Caro amico,
spero ti ricorderai quando eravamo a scuola insieme e
quando eravamo in montagna. Ora ci siamo rivisti in infer-
meria, prigionieri tutt’é due. Quando ho saputo del tuo cam-
bio sono rimasto molto contento: così almeno tu sei salvo
e potrai vendicarmi. Il mio destino é stato questo:
mi hanno denunciato al Tribunale più schifoso che esista:
ti narro un po’ il processo. Mi portarono via dalle carceri
legato come un delinquente, sbattendomi sul banco degli ac-
cusati. I giudici sono tutti assassini e delinquenti: non
mi hanno nemmeno fatto parlare. Chiesero la mia condanna a
morte col sorriso sullelabbra, ed hanno pronunciato la mia
condanna ridendo sguaiatamente come se avessero assistito
ad una rappresentazione comica.-
Spero che noi saremo le ultime vittime di questi assassi-
ni: ma voi che restate dovete vendicarci duramente. Muoio
contento di aver servito la mia causa fino all’ultimo. Vuol
dire che quello che non faccio più io, lo faranno gli altri.
Ti ho scritto queste parole 10 ore prima di essere fu-
cilato. Io sono tranquillo e contento come quando eravamo
insieme nei partigiani.
Addio !