- Didascalia: L’immagine riproduce la trascrizione della lettera scritta da Giacmo Ulivi durante i mesi di forzato esilio a Modena. il documento si può considerare il suo testamento spirituale. L’originale è stato scritto su 14 foglietti staccati da un taccuino e poi ritrovati dopo la sua morte, tra le pagine dei suoi libri nella sua casa di via Castel Maraldo.Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
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Proprietà della foto: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Ferruccio Parri
Collocazione archivistica: Fondo Malvezzi Piero Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b. 7 fasc. 13 - Testo dell'immagine:
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intaccato la posizione morale; la mentalità di molti di noi. Credetemi, la "cosa pubblica"
è noi stessi: ciò che ci leha ad essa non è un luogo comune, una parola grossa e vuota,
come "patriottismo" o amore per la madre in lacrime e in catene vi chiama, visioni baroc-
che, anche se lievito meraviglioso di altre generazioni. Noi siamo falsi con noi stessi, ma
non dimentichiamo noinstessi, in una leggerezza tremenda. Al di là di ogni retorica, consta-
tiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro
mondo, insomma, che ogni sua sciagura è sciagura nostra, come ora soffriamo per l’estrema
miseria in cui il nostro paese è caduto: se lo avessimo sempre tenuto presente, come sarebbe
successo questo? L’egoismo – ci dispiace sentire questa parola- è come una doccia fredda,
vero?
Sempre tutte le pillole ci sono state propinate col dolce intorno; tutto è stato am-
mantato di rettorica; Facciamoci forza, impariamo a sentire l’amaro; non dobbiamo celarlo
con un paravento ideale, perché nell’ombra si dilati indisturbato.
E’ meglio metterlo alla luce del sole, confessarlo, nudo scoperto, esposto agli sguar-
di: vedrete che sarà meno prepotente. L’egoismo, dicevamo, l’interesse, ha tanta parte in
quello che facciamo: tante volte si confonde con l’ideale. Ma diventa dannoso, condannabile,
maledetto, proprio quando è cieco, inintelligente. Soprattutto quando è celato. E, se ragioniamo,
il nostro interesseèe quello della "cosa pubblica", insomma, finiscono per coincidere.
Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più
delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, me condizioni di tutti gli
altri. Se non ci appassionassimo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente
oggi, quella ripresa che speriamo,a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile. Per
questo dobbiamo prepararci. Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in
noi, e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani? No, non dite di essere scoraggiati,
di non volerne più sapere. Pensate che tutto è successo perché non ne avete più voluto
sapere!
Ricordate, siete uomini, avete il dovere se il vostro istinto non vi spinge ad eserci-
tare il diritto, di badare ai vostri interessi, di badare a quelli dei vostri figli, dei
vostri cari. Avete mai pensato che nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese,
di noi stessi: quale peso decisivo avrà la nostra volontà se sapremo farlw valere; che nostra
sarà la responsabilità, se andremo incontro ad un pericolo negativo? Bisognerà fare molto.
Provate a chiedevi in giorno, quale stato, per l’idea che avete voi stessi della vera
vita, vi pare ben ordinato: per questo informatevi a giudizi obbiettivi. Se credete nella
libertà democratica, in cui nei limiti della costituzione, voi stessi potreste indirizzare
la cosa pubblica, oppure aspettare una nuova concezione, più equalitaria della vita e della
proprirelaproprietà. E se accettate la prima soluzione, desiderate che la facoltà di
eleggere, per esempio sia di tutti, in modo che il corpo eletto sia espressione diretta e
genuina del nostro Paese, o restringerla ai più preparati oggi, per giungere ad u progres-
sivo allargamento? Questo ed altro dovete chiedervi. Dovete convincervi, e prepararvi a
convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure a rinunciare.
Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere per noi tutti: ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, e che eviti il risorgere di essi ed il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi.
Termino questa lunga lettera un po’ confusa, lo so, ma spontanea, scusandomi ed augurandoci buon lavoro.
Questa lettera è composta da 2 pagine.
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