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Paolo Davoli (Sertorio)



PRESENTAZIONE

L’immagine riproduce un primo piano di Paolo Davoli. Di anni 45, manovale. Nato a Villa Cavazzoli (Reggio Emilia) nel 1900, celibe, aderì alla federazione giovanile socialista per poi iscriversi, all’atto della sua costituzione, al Partito comunista d’Italia. Per questa sua militanza, durante il ventennio fascista, fu più volte deferito al Tribunale speciale. Nel 1924 dovette emigrare in Francia, ma continuò ad operare all’interno delle organizzazioni degli esuli. In seguito ad un’amnistia per «fuoriusciti incensurati», rientrò in Italia nell’estate del 1936 per soli quindici giorni. Solo nel 1941 il partito comunista decise il suo rimpatrio definitivo finalizzato alla riorganizzazione della rete clandestina in Italia. L’anno successivo abbandonò il mestiere di sarto per divenire manovale alla Bombardini. Denunciato per attività sovversiva, nella primavera del 1943 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale. In seguito alla caduta del fascismo fu scarcerato. Una volta libero, Davoli si mise nuovamente in contatto con il proprio partito. Dopo l’8 settembre fu tra gli organizzatori della resistenza reggiana con il nome di battaglia «Sertorio». Data la sua esperienza e preparazione politica il CLN provinciale gli attribuì l’incarico di intendente del Comando Piazza. Quando, il 30 novembre 1944, fu catturato insieme ad altri membri del CLN reggiano, i fascisti lo sottoposero a durissimi interrogatori, sevizie e torture affinché denunciasse l’intera organizzazione. Secondo alcune testimonianze, nel corso di un interrogatorio, tenutosi presso una villetta in via dei Servi che i brigatisti neri avevano trasformato in carcere, Davoli fu fatto sedere su un fornello elettrico acceso. Resistendo a questa tortura, fu poi sottoposto a centoventi nerbate e straziato con un ferro rovente. Cogliendo un momento di distrazione dei torturatori, Davoli cercò di togliersi la vita gettandosi dalla finestra. Sopravvissuto alla caduta ma rottosi una gamba, fu nuovamente condotto nella sala dell’interrogatorio e lasciato privo di cure per quarantotto ore. Tradotto alla caserma della «Muti», gli fu amputato l’arto. Dopo l’operazione fu di nuovo rinchiuso nella villa-prigione di via dei Servi e torturato fino al giorno dell’esecuzione, avvenuta tre mesi dopo la cattura. La fucilazione fu eseguita il 28 febbraio 1945 presso il cimitero di Cadelbosco Sotto. Con Davoli furono uccisi: Luigi Rigolli, Amedeo Rossi, Salvatore e Andrea Garilli, Tito Da Parma, questi ultimi tre piacentini; Medardo Pagliani e Fermo Pedrazzoli di Correggio; Ferruccio Ferrari ed Erio Benassi di Reggio Emilia.

Autore della presentazione: Enrica Cavina

DATI ANAGRAFICI

Età 45 anni
Genere Maschio
Stato civileCelibe
Data di nascita 1900
Luogo di nascita Villa Cavazzoli
Provincia di nascita Reggio Emilia
Residenza Reggio Emilia

Data di morte: 28/2/1945
Luogo di morte: Cimitero di Cadelbosco Sotto
Comune di morte: Cadelbosco Sopra
Provincia di morte: Reggio Emilia
Regione di morte:Emilia Romagna

Categoria professionaleOperai
Professione Manovale
Appartenenza alle Forze armateEsercito

Appartenenza politicaComunista

ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Nome di battaglia: Sertorio
Tipologia del condannato:Partigiano
Prima formazione nella Resistenza: 20/2/194428/2/1945 -
Tipo di reparto: Brigata
Nome del reparto: Brigata SAP 76ª
Grado conseguito: Intendente del Comando di piazza di Reggio Emilia
Condizione al momento della morte: Combattente
Agente della condanna: Decisione di un comando militare
Esecuzione:Fascista
Tipo di esecuzione: Fascista
Circostanza della morte: Strage
Descrizione della circostanza della morte: Catturato il 30 novembre 1944 insieme ad altri membri del Comitato di Liberazione di Reggio Emilia, fu torturato dalle Brigate nere per i tre mesi successivi a Villa Cucchi nel corso degli interrogatori.
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell'esecuzione Il 28 febbraio 1945, presso il cimitero di Cadelbosco Sotto (Reggio Emilia) sulla Strada Statale n. 63, un plotone fascista fucilò dieci partigiani catturati precedentemente: Paolo Davoli, Luigi Rigolli, Amedeo Rossi, Salvatore Garilli, Andrea Garilli e Tito Da Parma di Piacenza; Medardo Pagliani e Fermo Pedrazzoli di Correggio; Ferruccio Ferrari ed Erio Benassi di Reggio Emilia. Non si conoscono le ragioni di questa strage ma è possibile che i fascisti abbiano voluto vendicare alcuni loro camerati uccisi in un attentato partigiano compiuto due giorni prima lungo la stessa strada. L’esecuzione fu eseguita
Riconoscimenti:militare: Medaglia d'argento
Collegamenti:Strage di cimitero di Cadelbosco Sotto, comune di Cadelbosco Sopra (Reggio-Emilia). 28/2/1945
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Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere:

BIBLIOGRAFIA

  • Liano Fanti Paolo Davoli (Sertorio), Reggio Emilia, Tipografia Popolare, 1955.
  • Guerrino Franzini Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, Nuova Futurgraf, 1995 (quarta ed.), p. 403, p. 409, p. 412, p. 543, pp. 548-549, p. 658, p. 767, pp. 863-8

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

» Leggi
Lettera a genitori, scritta in data 28-02-1945
Stato del documento: copia



Collocazione bibliografica:
Guerrino Franzini, Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, Nuova Futurgraf, 1995 (quarta ed.), p. 864.

Note al documento:
Pur mancando data e luogo di scrittura della lettera, è facile supporre che sia avvenuta a Reggio Emilia il 28 febbraio 1945, giorno dell'esecuzione di Paolo Davoli. A pag. 864 del volume Storia della Resistenza reggiana (a cura di Guerrino Franzini, Reggio Emilia, Nuova Futurgraf, 1995) è scritto, nella breve nota introduttiva che precede il messaggio: “Quando già il suo corpo era al cimitero, venne trovato tra i suoi abiti il seguente biglietto”.

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