Lettera di Raffaele Menici a Venanzio Ballardini scritta in data 17-11-1944 da Val Brandet

  • Didascalia: L’immagine riproduce la copia fotostatica della copia manoscritta dell’ultima lettera di Raffaele Menici, scritta poco prima della morte.
    Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
  • Proprietà della foto: Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea
    Collocazione archivistica: Carte Luciana Menici
    Collocazione bibliografica: Mimmo Franzinelli, Un dramma partigiano, in: Studi bresciani, N. 8, 1995, pp. 175-176
  • Testo dell'immagine:

    17- 11- 44
    Caro Venanzio,
    Riesco a farti pervenire poche righe prima di [andare]
    oltre frontiera, dopo un mese di una specie di prigionia dura, [vera]
    segregazione. Ciò fu fatto con forza maggiore di fronte alla [quale]
    ho dovuto piegare. So che cosa simile deve esser accaduta [anche]
    a Firmo e mi auguro che nulla di male possa essergli [capitato.]
    Ho potuto sapere della sorte di Zeffirino, dell’invio in campo [di]
    concentramento a Bolzano di Luciana e Idilia, mentre [Annetta]
    e la Pina sarebbero ancora a Edolo. E’ stata una sventura [grande]
    che solo la rassegnazione nella volontà di Dio mi fa [resistere]
    pur nel dolore profondo. Se avremo la fortuna di rivederci [allora]
    saprai molte cose che forse oggi non posso dirti. Ho dovuto [subire]
    una vicenda drammatica e tragica senza poter reagire, data [la]
    condizione nella quale mi hanno messo a mano armata. [Non]
    parlarne però.
    A Firmo ho lasciato il mio binocolo in borsa bleu. Se [ti riesce]
    ritrovarlo me lo conserverai ovvero lo consegnerai a Pina [allorché]
    essa sarà libera. La chiave del tuo baito è sul tavolo del [baito Ma-]
    culotti, là sopra; e così dev’esserci una coperta. Se mai ti [capitasse]
    di trovare nella baita vecchia ove dormivo prima, una scatola [di]
    latta con documenti e denaro mio, ti prego voler conservare il [tutto]
    ben nascostamente senza dirlo ad alcuno – mi consegnerai, poi se [torno.]
    Ad ogni modo non cercare apposta – è nascosto bene, ed ho la [nota]
    di ciò che vi è contenuto. Ti ringrazio per tutte le cure che [hai]
    avuto al mio riguardo e parimenti ringrazio la buona [Erminia.]
    Salutami tutti in paese e dì che auguro possano tutti superare l’[orrore]
    della guerra senza strazi e danni. Con affetto grande tuo [Raffaele]