Lettera di Errico Giachino (Erich) ai genitori da Torino

  • Didascalia: L’immagine riproduce la trascrizione a macchina dell’ultima lettera scritta da Errico Giachino ai genitori.
    Nota: Questa immagine contiene un watermark indelebile che consente di risalire al legittimo proprietario.
  • Proprietà della foto: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Ferruccio Parri
    Collocazione archivistica: Fondo Malvezzi Piero Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b. 6 fasc. 12
  • Testo dell'immagine:
    Cari papà e mamma,

    per prima cosa perdonatemi del dolore che vi arreco ma non dovete
    disperarvi, in un mondo migliore ci troveremo senz’altro senza più tut_
    te queste infelicità che vi opprimono.

    Non ho la mente ferma stasera per scrivermi, ma il coraggio non m
    mi manca e non deve, non deve mancare a voi. Sarò sempre presente fra
    di voi e di dovete figurare solo che io sia partito per un lungo viag-
    gio un viaggio dal quale un giorno ritornerò. Ho detto alla mia fidan-
    zata, ormai quasi lo era, che venisse a trovarvi, potrete a caso anda-
    re presso di lei in Via Principe Tommaso 39: Teresa Carossa. Vogliate-
    le bene come ad una figlia, spero che lei capisca e vi porti un pochi-
    no di quell’affetto che ebbi io.

    Vi ricordo e penso sempre, il mio ultimo pensiero sarà per voi che
    ho amato tanto anche se non sempre l’ho dato a vedere.

    Mi dispiace di non aver potuto coronare il mio sogno: una vita dol_
    ce con voi, con lei, con qualche figlio che avrebbe allietato la vostr
    vita ma purtroppo non è stato così.

    Ho avuto tanto dolore le vedervi oggi al tribunale, tanto dolore
    per i dispiaceri che vi reco, perché capisco che tu mamma vivrai non
    so come, ma devi farti forza, ti ripeto.

    Cerca, e questo è uno dei miei desideri di portare affetto per
    quella ragazza ed io spero avrai un conforto con lei: è senza padre.

    Ho ancora un desiderio da esprimere: rimetti il pianoforte in ca-
    mera mia e sopra mettici sempre un mio ritratto ed un fascio di rose.

    Ore 24 = Si avvicina la mia ora, ma un solo pensiero mi dominica: voi.
    So quanto vi mancherà ora il mio affetto, ma vi ripeto non
    preoccupatevi: dall’alto vi guarderò sempre e vi seguirò.

    Ore 1,45 Il tempo corre verso l’attimo fatale, pensate tanto a me:
    mi raccomando ancora, cercate l’affetto di quella mia ragaz-
    za, è tanto buona e credo saprà comprendervi e volervi bene:
    mi farete tanto piacere. L’ho detto anche al reverendo che
    si raccomandi tanto.

    Addio papà e mamma:
    Erich