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Carlo Bianchi



PRESENTAZIONE

L’immagine ritrae Carlo Bianchi in primo piano. Di anni 32, imprenditore, coniugato con tre figli, la moglie in attesa del quarto. Nato il 22 marzo 1912 a Milano e ivi residente. Laureatosi a soli 23 anni in ingegneria presso il Regio Istituto Superiore di Ingegneria di Milano, l’attuale Politecnico, fu, durante gli studi universitari, tra gli animatori della Federazione universitari cattolici italiani (FUCI) milanese. Compì molti viaggi di vacanza in Germania durante i quali maturò una posizione critica verso Hitler e l’ideologia nazista. Assunto nel 1938 alla Siemens Elettrica di Milano, dopo un anno si licenziò per non dover iscriversi al PNF. In seguito a tale esperienza si impiegò nella ditta del padre. Sposato con tre figli, durante la guerra sfollò a Inverigo (Como). Dopo l’8 settembre 1943, con l’approvazione del cardinale Schuster, dette vita all’organizzazione, tuttora esistente, "Carità dell’Arcivescovo" con l’intento di fornire assistenza medica e legale alle persone colpite più duramente dalla guerra. Nel frattempo aveva stretto contatti con il CLN milanese e le prime formazioni partigiane della Brianza dove la moglie trascorreva le vacanze. Nel novembre successivo conobbe Teresio Olivelli che ospitò a casa sua per vari mesi. Da questa amicizia nacque l’idea di fondare il foglio clandestino "Il Ribelle", alla cui realizzazione avrebbero partecipato anche Claudio Sartori, Enzo e Rolando Petrini e Franco Rovida. La prima pubblicazione sarebbe avvenuta il 5 marzo 1944. Il 27 aprile fu arrestato, insieme a Olivelli in piazza San Babila a Milano, da militi dell’UPI avvisati della loro attività antifascista da un delatore. Immediatamente incarcerato nelle prigioni di San Vittore, vi rimase fino al 9 giugno quando fu inviato a Fossoli come internato politico. Il 12 luglio, al poligono di tiro di Cibeno, fu fucilato insieme ad altri 66 internati politici. La condanna fu motivata come rappresaglia per un attentato partigiano compiuto a Genova. Nel 1964 il Comune di Milano ne insignì la memoria della Medaglia d’Oro, mentre il 10 dicembre 1971 gli fu attribuita la Medaglia di Bronzo al Valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Animato da profondo amore per la libertà, non esitava, benché padre di quattro figli, a entrare, dall’armistizio, nella Resistenza, segnalandosi per capacità organizzativa e di animatore. Catturato, sopportava stoicamente minacce e torture, nulla svelando che potesse danneggiare l’attività partigiana. Tradotto a Fossoli confermava i suoi alti ideali e la sua fermezza d’animo, pagando con la fucilazione il suo grande amore per l’Italia»

Autore della presentazione: Enrica Cavina

DATI ANAGRAFICI

Età 32 anni
Genere Maschio
Stato civileConiugato
Data di nascita 22/3/1912
Luogo di nascita Milano
Residenza Milano

Data di morte: 12/7/1944
Luogo di morte: Poligono di tiro di Cibeno, frazione di Carpi in provincia di Modena . C'è memoria epigrafica
Comune di morte: Carpi
Provincia di morte: Modena
Regione di morte:Emilia Romagna

Titolo di studioLaurea. In ingegneria presso il Regio Istituto Superiore di Ingegneria di Milano, l'attuale Politecnico
Categoria professionaleIndustriali, commercianti
Professione Imprenditore

Appartenenza politicaDemocristiano

ATTIVITÀ NELLA RESISTENZA

Tipologia del condannato:Deportato
Prima formazione nella Resistenza: settembre 1943 - 27/4/1944
Tipo di reparto: Comitato
Nome del reparto: Comitato di liberazione nazionale (Cln) di Milano
Motivo della deportazione: politico
Luogo della deportazione: Campo di concentramento di Fossoli
Condizione al momento della morte: Deportato
Agente della condanna: Decisione di un comando militare
Tipo di esecuzione: Nazista
Circostanza della morte: Strage
Descrizione della circostanza della morte: Arrestato su delazione per attività antifasciste il 27 aprile 1944 in piazza San Babila a Milano, fu incarcerato a San Vittore fino al 9 giugno quando fu inviato al campo di Fossoli.
Causa della morte: Fucilazione
Modalità dell'esecuzione La strage nazista del 12 luglio 1944 compiuta al poligono di Cibeno presenta ancora molti aspetti oscuri e di difficile lettura. Le ricostruzioni di quell’evento concordano comunque sul fatto che alle vittime, tutti prigionieri politici internati al campo di Fossoli a Carpi (Mo), fu letta la sentenza di condanna a morte, motivata come rappresaglia per un attentato a Genova. Alle 4 del mattino del 12 luglio 1944, 71 prigionieri politici, selezionati la sera prima formalmente per partire per la Germania, furono fatti uscire dalla baracca in cui avevano alloggiato la notte. Renato Carenini fu escluso, Teresio Olivelli riuscì a nascondersi mentre un primo gruppo di 20 prigionieri venne condotto al poligono di tiro. Quando il secondo gruppo di 25 persone giunse al poligono, Mario Fasoli ed Eugenio Jemina si resero conto del pericolo e innescarono una ribellione durante la quale riuscirono a fuggire. I restanti ribelli furono uccisi sul posto dalla guardia russa del campo. Dopodiché i 24 componenti del terzo gruppo partirono dal campo ammanettati per essere fucilati al poligono dove i corpi venivano gettati insieme agli altri in una fossa comune scavata precedentemente da ebrei del campo. 67 furono i prigionieri politici coinvolti nella strage: Achille Andrea, Alagna Vincenzo, Arosio Enrico, Baletti Emilio, Balzarini Bruno, Barbera Giovanni, Bellino Vincenzo, Bertaccini Edo, Bertoni Giovanni, Biagini Primo, Bianchi Carlo, Bona Marcello, Brenna Ferdinando, Broglio Luigi Alberto, Caglio Francesco, Ten. Carioni Emanuele, Carlini Davide, Cavallari Brenno, Celada Ernesto, Ciceri Lino, Cocquio Alfonso Marco, Colombo Antonio, Colombo Bruno, Culin Roberto, Dal Pozzo Manfredo, Dall’Asta Ettore, De Grandi Carlo, Di Pietro Armando, Dolla Enzo, Col. Ferrighi Luigi, Frigerio Luigi, Fugazza Alberto Antonio, Gambacorti Passerini Antonio, Ghelfi Walter, Giovanelli Emanuele, Guarenti Davide, Ingeme Antonio, Kulczycki Sas Jerzj, Lacerra Felice, Lari Pietro, Levrino Michele, Liberti Bruno, Luraghi Luigi, Mancini Renato, Manzi Antonio, Col. Marini Gino, Marsilio Nilo, Martinelli Arturo, Mazzoli Armando, Messa Ernesto, Minonzio Franco, Molari Rino, Montini Gino, Mormino Pietro, Palmero Giuseppe, Col. Panceri Ubaldo, Pasut Arturo, Pompilio Cesare, Pozzoli Mario, Prina Carlo, Renacci Ettore, Gen. Robolotti Giuseppe, Tassinati Corrado, Col. Tirale Napoleone, Trebsé Milan, Vercesi Galileo, Vercesi Luigi.
Riconoscimenti:civile: Medaglia d'oro assegnata in data 1964
militare: Medaglia di bronzo assegnata in data 10/12/1971
Collegamenti:Strage di Poligono di tiro di Cibeno, frazione di Carpi in provincia di Modena , comune di Carpi . 12/7/1944
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Condannati dello stesso gruppo di cui esistono lettere: Enrico Arosio | Bruno Balzarini | Luigi Alberto Broglio | Francesco Caglio | Emanuele Carioni | Bruno Colombo | Felice Lacerra | Michele Levrino | Antonio Manzi | Franco Minonzio | Rino Molari | Ettore Renacci | Galileo Vercesi | Luigi Vercesi |

BIBLIOGRAFIA

  • Rolando Anni Dizionario della Resistenza bresciana, Brescia, Morcellana, 2008, p. 53
  • Mario Avagliano - Marco Palmieri Voci dai lager. Diari e lettere di deportati politici italiani 1943-1945, Torino, Einaudi, 2012, p. 204
  • Mimmo Franzinelli (a cura di) Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005, pp. 246-247
  • Carla Bianchi Iacono Aspetti dell’opposizione dei cattolici di Milano alla RSI, Brescia, Morcelliana, 1998, pp. 116-157.
  • Anna Maria Ori - Carla Bianchi Iacono - Metella Montanari Uomini nomi memoria: Fossoli 12 luglio 1944, Carpi, Nuovagrafica, 2004, pp. 39-41
  • Ilva Vaccari Dalla parte della libertà. I caduti modenesi nel periodo della Resistenza entro e fuori i confini della provincia. Forestieri e stranieri caduti in territorio modenese, s.l., Coop Estense, 1999, p. 93.

COLLOCAZIONE ARCHIVISTICA

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Lettera a famigliari, scritta in data 11-07-1944
Località di stesura: Campo di Fossoli a Carpi (Mo)
Stato del documento: autografo

Collocazione archivistica:
Carte familiari Carla Bianchi Iacono

Collocazione bibliografica:
Mimmo Franzinelli, Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945, Milano, Mondadori, 2005, p. 247

Note al documento:
La lettera precedentemente pubblicata (fino al 3 marzo 2017) era una trascrizione digitale, mancante però del lato frontale qui presente. La data "11 luglio 1944" pare aggiunta a penna anziché essere stata vergata con un lapis come il resto della lettera.

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