Eccidio: uccisione da 2 a 4 persone. Strage: uccisione di 5 persone e oltre.
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eccidio di Rovereto, comune di Novi di Modena (MO), 07/08/1944.
La rappresaglia di Rovereto sulla Secchia è decisa dopo che i partigiani avevano ucciso, il 3 agosto, il mezzadro cinquantaduenne Arturo Bartoli, noto squadrista e fascista della zona. Anche il figlio Giuseppe faceva parte della GNR.
Il federale Giovanni Tarabini Castellani convoca i reggenti del fascio della zona e chiede di indicare persone note per i propri sentimenti antifascisti da utilizzare per una rappresaglia. Il 5 agosto iniziano gli arresti di diversi antifascisti o partigiani della zona, portati nelle caserme della Milizia e dei carabinieri di Mirandola. Utilizzando una corriera, nove di questi – mai interrogati, e ai quali non era stato contestato alcun addebito – sono prelevati all’alba del 7 agosto e condotti davanti alla Chiesa di Rovereto sulla Secchia.
Compreso il motivo della fermata, alcuni protestano e uno, il prof. Braghiroli, chiede l’assistenza di un sacerdote, che viene negata. Il dottor Maxia grida “viva la Russia” e viene abbattuto da un colpo di mitra di un milite. Dopo qualche minuto, il plotone di esecuzione al comando di Armando Tarabini procede alla fucilazione degli altri.
Verso le dieci di mattina da Novi di Modena arrivano dei militi della GNR per provvedere al recupero e alla sepoltura dei cadaveri, ma nel frattempo Garusi, rimasto solo gravemente ferito, era riuscito ad allontanarsi e a essere portato all’ospedale di Mirandola, dove morirà il 22 agosto per le ferite riportate.
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